Derisa anche 10 anni fa per i suoi spaventosi cloni di veicoli europei, la Cina non fa più ridere nessuno.
Il “pericolo giallo” era un’espressione sintetica usata alla fine del XIX secolo per descrivere la minaccia che i popoli asiatici potessero un giorno superare i “bianchi” e finire per dominare il mondo.
Questo pericolo proveniente dall’Asia, per l’Europa in particolare, è oggi rappresentato in primo luogo dalla Cina e riguarda anche il mondo dell’automobile. Questo timore si riflette nelle cifre: nel 2021, le importazioni di veicoli dalla Cina al Vecchio Continente (auto, furgoni, camion e autobus) ammontavano a quasi 500.000 unità, con un aumento del 153%, secondo i dati pubblicati questa settimana dall’ACEA nella sua “Pocket Guide”.
Queste cifre fanno della Cina il secondo Paese importatore in termini di volume, dopo la Turchia con 628.000 unità. Tuttavia, date le diverse dinamiche dei due Paesi, con la Turchia in calo del 4%, la Cina potrebbe rapidamente (sicuramente quest’anno) conquistare il primo posto, in particolare con i suoi veicoli elettrici, secondo Autoactu.com.
Prima dappertutto?
In termini di valore, la crescita delle importazioni automobilistiche cinesi è ancora più spettacolare: moltiplicate per tre, l’anno scorso hanno rappresentato 6,2 miliardi di euro.
Sebbene questo valore sia ancora relativamente basso rispetto ad altri Paesi di origine e collochi la Cina al sesto posto, poco più di 3 miliardi di euro la separano dalla Turchia in cima alla classifica (-2,9% con 9,5 miliardi di euro).
Nel 2021, la crescita delle importazioni cinesi è stata di 4 miliardi, ed è quindi lecito supporre che la Cina occuperà il primo posto anche in termini di valore, forse già nel 2022. Tanto più che, a parte la Corea del Sud (+28,8% a 8,2 miliardi), le aree geografiche rivali sono in calo.